

Atropa Belladonna, o ciliegia diavolo, è stata utilizzata per più di due millenni come medicina, cosmetici, veleno e pianta delle streghe. La Belladonna è una pianta perenne, seminata, ramificata che cresce fino a 1,5 metri
Atropa Belladonna, o ciliegia diavolo, è stata utilizzata per più di due millenni come medicina, cosmetici, veleno e pianta delle streghe. La Belladonna è una pianta perenne, seminata, ramificata che cresce fino a 1,5 metri di altezza, con foglie lunghe 12-13 cm e un fusto viola. Muore in inverno e germoglia di nuovo in primavera.
Per secoli le streghe lo hanno utilizzato nelle formule, veneziane in genere, e soprattutto "signore della notte" per sgranare gli occhi, ed è attualmente utilizzato come rimedio contro la cinetosi, l'IBS e altri disturbi intestinali. Belladonna è stata anche usata per avvelenare interi eserciti durante la guerra. Si dice che Satana si occupasse personalmente di questa pianta e delle sue piccole "ciliegie del diavolo".
Contiene alcaloidi psicotropi / tossici / salvavita, inclusa l'atropina. Questa pianta è una medicina, un allucinogeno e un veleno. La morte può (e accade) da persone male informate, ad esempio, mangiando troppe bacche mature nelle torte, quindi non farlo. I frutti di bosco sono deliziosi (li ho mangiati io e sono piuttosto gustosi). Questa è una pianta che è l'ingrediente principale della formula-bevanda segreta "Flying Formula" che le streghe usano da secoli.
Questa erba può davvero farti sentire come se la tua anima stesse viaggiando, ma consumarne troppo può essere fatale. Può anche essere usato come antidoto per l'avvelenamento da gas.
Può essere propagato mediante semina o talea, anche se è più consigliato l'uso di semi. I semi vanno messi in acqua calda qualche ora prima della semina. Hanno bisogno di tempo per germogliare e hanno bisogno di alta umidità e calore, e pur mantenendo tutte le condizioni necessarie, la germinazione non è eccezionale. Le piante apprezzeranno il substrato del compost con letame e un ambiente umido e ombreggiato. I nitrati e i sali di ammoniaca sono il miglior fertilizzante per raddoppiare la quantità di alcaloidi.
La belladonna è una pianta a fiore (angiosperme dicotiledoni) della famiglia delle Solanaceae.
Il nome deriva dai suoi letali effetti e dall'impiego cosmetico. Atropo era infatti il nome (in greco: Ἄτροπος, cioè in nessun modo, l'immutabile, l'inevitabile) di una delle tre Moire che, nella mitologia greca, taglia il filo della vita, ciò a ricordare che l'ingestione delle bacche di questa pianta causa la morte.
L'epiteto specifico belladonna fa riferimento ad una pratica che risale al Rinascimento: le dame usavano un collirio basato su questa pianta per dare risalto e lucentezza agli occhi a causa della sua capacità di dilatare la pupilla, un effetto detto midriasi dovuto all'atropina, che agisce direttamente sul sistema nervoso parasimpatico.
Pianta erbacea e perenne, dotata di un grosso rizoma dal quale si sviluppa un fusto robusto, eretto e ramificato, di altezza compresa tra i 70–150 cm. Le foglie sono semplici, picciolate, di forma ovale-lanceolata, alternate nella zona superiore a foglie più piccole; come il fusto, sono ricoperte di peli ghiandolari responsabili dello sgradevole odore emanato dalla pianta.
I fiori sono ermafroditi, ascellari e penduli; presentano un calice a 5 sepali ed una corolla a 5 petali di forma campanulata-tubulosa e di colore violaceo cupo; l'androceo è composto da 5 stami con antere molto sviluppate, il gineceo da un ovario biloculare con stilo unico e stigma bifido. La belladonna fiorisce nel periodo estivo e l'impollinazione è entomogama (tramite Insetti). I frutti sono lucide bacche nere, di piccole dimensioni, contornate dal calice che, durante la maturazione, si accresce aprendosi a stella.
Nonostante l'aspetto invitante e il sapore gradevole, le bacche sono velenose per l'uomo e l'ingestione può provocare una diminuzione della sensibilità, forme di delirio, sete, vomito, seguiti, nei casi più gravi, da convulsioni e morte.
La belladonna cresce sporadica nelle zone montane e submontane fino ad una altitudine di 1400 metri. Predilige i suoli calcarei e i margini di boschi freschi e ombrosi, come le faggete. Allo stato selvatico è presente in Europa centrale, Africa settentrionale e Asia occidentale fino al Pakistan. In Italia si può incontrare nei boschi delle Alpi e Appennini.
In medicina dotta l'atropina isolata viene ancora usata come dilatatore di pupille e come miorilassante p. e. prima di interventi chirurgici.
Le foglie della belladonna contengono alcaloidi come atropina, scopolamina, L-giusciamina, con un contenuto complessivo di min. 0,3%. Nelle radici raggiunge min. 0,5%.
L'effetto complessivo è parasimpatolitico / anticolinergico per via di un'inibizione competitiva del recettore del trasmettitore neuromuscolare acetilcolina. Questo antagonismo incide prevalentemente sull'effetto muscarinico (meno sul nicotinico, sui gangli e sul terminale neuromuscolare). L'effetto è quindi indirizzato al neurovegetativo parasimpatico periferico di muscolatura liscia e al sistema nervoso centrale:
Secondo la Guida all'uso dei farmaci del Ministero Italiano della Salute la belladonna è indicata sotto le voci di:
secondo la Commissione E del Ministero della salute germanico l'uso di Atropa belladonna è indicato contro:
secondo le esperienze fitoterapiche popolari è utile anche per alleviare le seguenti patologie:
Disturbi di ritmo tachicardiaco, iperplasia prostatica, glaucoma, edemi polmonari acuti e stenosi meccaniche nel tratto gastrointestinale.[senza fonte]
Non sono né caratteristiche né costanti; consistono generalmente in una congestione intensa dei polmoni, e dei visceri addominali, della retina, delle meningi e del cervello, associata ad emorragie: in un caso osservato da Rosenberg, il cervello, il cervelletto ed il midollo allungato presentavano numerosi focolai d'emorragia capillare.
Amplificazione degli effetti anticolinergici di antidepressivi triciclici, amantadina e chinidina.
Le dosi tossiche sono individualmente molto variabili. I bambini sono di solito più sensibili degli adulti.
I sintomi di un avvelenamento sono:
Sintomi dell'avvelenamento - Insorgono per lo più molto rapidamente e sono caratterizzati da un senso di aridità, di secchezza e di stringimento nella bocca e nelle fauci, nausea e raramente vomito, midriasi con insensibilità delle pupille alla luce, ambliopia e poi amaurosi; andatura barcollante (gli ammalati sembrano ebbri e non possono tenersi in piedi); vertigini seguite da deliqui; occhi sporgenti, iniettati di sangue, sguardo fisso, stupido o truce; polso frequente, piccolo o pieno e duro; dispnea; emissione involontaria di feci e di orina (paralisi degli sfinteri). La pelle è calda, sede di prurito intenso, coperta d'un esantema scarlattiniforme. Nei bambini si notano ordinariamente trisma e convulsioni; negli adulti delirio gaio o furioso, con allucinazioni, seguito da coma, convulsioni, talvolta tendenza a mordere, morte per paralisi generale in 24-36 ore. Nei casi non letali si osserva un lento e graduale miglioramento dei sintomi; talvolta insorge la febbre con profusi sudori, e la guarigione avviene dopo 4-8 giorni. L'avvelenamento per atropina non si differenzia da quello per belladonna che per una maggiore rapidità di decorso.
Emetici, purganti, pompa gastrica. Gli antagonisti dell'atropina sono principalmente la pilocarpina, la morfina e l'idrato di cloralio. La morfina è solo indicata nello stadio dell'eccitamento, e non in quello del collasso terminale: in questo periodo può usarsi l'idrato di cloralio, avvertendo però che il cuore viene maggiormente indebolito dal cloralio che dalla morfina. Non si dovranno pertanto dimenticare gli eccitanti (caffè, alcool, etere; ecc.) ed i rivulsivi cutanei (affusioni fredde sul capo, senapismi sul petto e sui polpacci ecc.).
In fitoterapia la belladonna è usata da tempo immemorabile dai medici per le sue doti spasmolitiche.
Il principio attivo della pianta è l'atropina o DL-giusciamina. Si trova in tutte le Solanacee: in dosi terapeuticamente rilevanti in Datura stramonium, Hyoscyamus niger, Solanum nigrum; in dosi più basse in piante coltivate come patate e pomodori.
Scheda tecnica